In vigna e cantina

I vitigni impiantati sono quelli tradizionali che occorrono per fare i vini dei colli piacentini: Barbera e Bonarda per i rossi, Ortrugo, Malvasia di candia aromatica, Moscato, Sauvignon, Trebbiano e Chardonnay per i bianchi. Circa 3 ettari di vigneti sono vecchi, con un’età di circa 40 anni, per il futuro reimpianto verrà probabilmente recuperato il particolare clone di barbera presente nei vigneti più vecchi, perché di ottima qualità, con piccoli grappoli spargoli.

Le vigne sono inerbite naturalmente e sono allevate a guyot con un tralcio sulle viti nuove e due su quelle vecchie che già naturalmente hanno rese ridotte, per non eccedere con i gradi dopo la vinificazione. La vendemmia viene fatta a mano per ottenere un’uva scelta e pulita ma soprattutto integra.

In cantina si segue una vinificazione tradizionale con vasche d’acciaio e cemento, fa eccezione il Gutturnio “Superbo” per cui si utilizzano anche barriques di 2° e 3° passaggio per un affinamento di 12 mesi che non mette “la maschera“ coprendo la tipicità del vino ma lo rende più armonioso, completo e strutturato.

Per i vini frizzanti si utilizzano le autoclavi per vini in bottiglia limpidi e di pronto consumo dopo la rifermentazione naturale.

Per il Malvasia passito l’uva viene raccolta dopo un leggero appassimento sulla pianta e i grappoli vengono disposti in cassettine dove completano l’appassimento. Verso fine novembre si procede alla pigiatura. I primi anni essendo poca l’uva e non avendo attrezzature l’uva è stata pigiata con i piedi, ora si utilizza una vecchia pigiatrice a mano. La fermentazione è naturale senza aggiunta di lieviti. Dopo una leggera filtrazione viene imbottigliato per essere messo in vendita la Pasqua successiva.

I lieviti selezionati vengono utilizzati solo nei casi in cui è necessario per far partire la rifermentazione (quindi tutto il vino venduto in damigiana è fatto senza lieviti aggiunti) e non come prassi consueta. La solforosa utilizzata è pochissima, molto al di sotto dei limiti di legge.